mercoledì 9 gennaio 2013

Stoner

"Non credere di scappare, amico mio. Ora tocca a te. Chi sei tu, veramente? Un umile figlio della terra, come ti ripetevi allo specchio? Oh no. Anche tu sei uno dei malati: sei il sognatore, il folle in un mondo ancora più folle di lui, il nostro Don Chisciotte del Midwest, che vaga sotto il cielo azzurro senza Sanco Panza. Sei abbastanza intelligente, di certo più del nostro comune amico. Ma in te c'è il segno dell'antica malattia. Tu credi che ci sia qualcosa qui, che va trovato. Nel mondo reale scopriresti subito la verità. Anche tu sei votato al fallimento. Ma anziché combattere il mondo, ti lasceresti masticare e sputare via, per ritrovarti in terra a chiederti che cos'è andato storto. Perché ti aspetti sempre che il mondo sia qualcosa che non è, qualcosa che non vuole essere. Sei il maggiolino nel cotone, tu. Il verme nel gambo del fagiolo. La tignola nel grano. Non riusciresti ad affrontarli, a combatterli: perché sei troppo debole e troppo forte insieme. E non hai un posto dove andare"
Il segreto della vita è forse tutto in questo piccolo, semplice libro.
Niente da cercare, niente da trovare. Niente da inventare.
Solo la vita di un uomo come tanti altri.

 "la carne è forte, pensava, più forte di quel che crediamo. Vuole sempre andare avanti"
 La vita di un uomo che non si sposta per più di duecento chilometri da dove è nato, la vita di un uomo sposato per tutta la vita con la stessa donna. La vita di un uomo che non parte per la guerra, insegna sempre nella stessa università e ha solo due amici. Uno dei quali morto in gioventù.
Eppure. Eppure la vita di Stoner, della sua felicità che dura solo attimi, la morte di Stoner, il vago senso di fallimento, la gioia nel vedere dei ragazzi correre nel cortile, poco prima di spegnersi, entrano dentro il lettore fino a diventarne parte.
"Udì il suono distante di una risata e voltò la testa in quella direzione. Un gruppo di studenti stava attraversando il suo cortile sul retro, per tagliare la strada; correvano chissà dove. Li vide distintamente, erano tre coppie. Le ragazze avevano gambe lunghe e aggraziate sotto i vestitini estivi, i ragazzi le guardavano allegri e inantati. Camminavano leggeri sull'erba, quasi senza toccarla, senza lasciare tracce del loro passaggio. Stoner li guardò mentre sparivano dalla sua vista, fin quando non potè più scorgerli. E per un lungo istante, dopo che furono svaniti, il suono delle loro risate continuò ad arivare fino a lui, lontano ed inconsapevole, nella quiete di quel pomeriggio d'estate. "
Stoner 
Di John Williams, trad.Stefano Tummolini.
Postfazione di Peter Cameron.
Fazi Editore.

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