venerdì 13 aprile 2012

Asterisco

Ultimamente non sono propriamente soddisfatta di come sta andando la mia vita (ricordate il famoso asterisco? Ne parlavo qui).

Non si tratta di una di quelle crisi da trentenni nei film in cui la gente molto trendy pensando di essere molto sfigata prende una valigia e parte per l'altra metà del mondo in cerca della felicità (adolescenti all'ascolto: Non vi fate ingannare da Hollywood la felicità non sta per forza dall'altra parte del mondo) trovando comunque l'amore della vita (adolescenti all'ascolto: non vi fate ingannare dalle favole, la felicità non sta per forza nel principe azzurro), come se la cosa coincidesse sempre.
No, sono sempre stata fermamente convinta che la felicità sia molto più a portata di mano e si trovi nelle piccole cose. Anche se non sempre. A volte si trova anche ì nelle piccolissime cose.

Ebbene sì, anche io inizio a fare un piccolissimo bilancio di questi primi trent'anni di vita. E sono tutto sommato tranquilla. Ho sempre lavorato da quando ne ho avuto facoltà, ho amato il più possibile e rispettato tutto e tutti. Me stessa sempre per prima.
Mi sono sempre accontentata di molto poco, pur non avendo mai avuto i problemi economici che hanno caratterizzato la mia vita negli ultimi anni. Questa mia attitudine mi ha consentito di passare indenne dalle peripezie finanziarie che conseguono l'apertura di una società di design in un paese che non investe sui giovani, che non investe sulle donne, che non investe sulla ricerca.
Niente vacanze, niente cinema, niente cene fuori. Pazienza.
Se non si può viaggiare lontano si può prendere la bicicletta e vagare nei dintorni con un panino e un succo nello zaino in attesa di sdraiarti su un plaid in un prato con una canzone nelle orecchie.
Se non si può andare al cinema c'è la biblioteca e le migliaia di libri che aspettano di essere adottati per un mese.
Se non si mangia fuori si impara a cucinare in casa, coccola garantita.
Ho fatto di necessità virtù.

Ma ultimamente, è molto difficile da spiegare, mi sento un po' spenta e incompresa.
Come se mi trovassi davanti ad un bivio e non sapessi che strada prendere. Lo sapete io sono del partito Let it be, ma ora mi sento seduta. In attesa. E semplicemente la cosa non mi piace, perché non sono il tipo che aspetta che succeda.
Quando si ha bisogno di un cambiamento si deve iniziare facendolo (che non vuol dire per forza trasferirsi nella camargue vivendo di apicoltura) e fino ad ora sto continuando a rimuginare senza approntare veramente niente. Sarà la crisi mondiale, sarà l'incertezza cosmica, sarà la classe politica imbarazzante, sarà che c'è un clima tipo microonde ma penso sia decisamente arrivato il momento di fare downshifting. Che poi è un metodo più figo per dire che è arrivato il momento di vivere con semplicità. Mangiando prodotti genuini e di provenienza certificata (lo so, costano di più sono anche io sensibile al problema. Ma siamo una parte del mondo decisamente sovra-alimentata. Si risolve semplicemente mangiando un po' meno), evitando il più possibile prodotti troppo impattuosi sull'ambiente e sugli altri esseri viventi (no, non sto diventando vegana), e lavorando un po' meno e un po' meglio in modo da godersi la vita ora. I nostri papà aspettavano la pensione, ma ora non mi sembra più il caso no?

Penso di aver scritto uno sproloquio, ma mi serviva mettere nero su bianco i miei pensieri. Spero di essere riuscita a scrivere un discorso sensato.

5 commenti:

  1. anch'io mi sento così, ma ho troppa paura di cambiare una vita (un lavoro, che finora era tutta la mia vita) che non mi piace più

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  2. perdonatemi i problemi finanziari sono importanti, vedo che hai il bannerino "unite contro il cancro" pensa a chi combatte contro quello, io sono 12 anni che ci combatto e anche quest'anno mi sono fatta Pasqua in ospedale ma sono felice perchè sono tornata a casa e ancora sono al MONDO, la pensione? pensate che non si sa cosa succede tra un secondo
    E IMPARATE A VIVERLA LA VITA
    perdonami se ti sembro dura, ma io mi ritengo FORTUNATA

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  3. @SusinaPenelope: Il lavoro è molto importante. Ma si lavora per vivere. Non viceversa. Cambiando anche solo qualche piccola cosa magari si cambierà in meglio.

    @Sbrenzola: Mi dispiace molto per la tua malattia. Sei molto forte, e ti ringrazio per avermi raccontato la tua esperienza. Apre gli occhi e ci dai una lezione molto importante, che ricalca quello che ho scritto. "Imparare a vivere bene la propria vita nelle cose piccole".
    Mi permetto di aggiungere possibilmente non giudicando la vita degli altri che non si può conoscere in toto (unite contro il cancro l'ho fondato io. E c'è un motivo per cui l'ho fatto).

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  4. Tesoro mio, lo sai che la penso come te e ti quoto in tutto e per tutto. Mi permetto anche di aggiungere che ognuno di noi ha, chi più chi meno, il proprio piccolo o grande dolore da portare nel cuore, non per questo ci si deve sentire in diritto di giudicare gli altri. Altrimenti vuol dire che la sofferenza, quel cuore, ce lo ha ulteriormente indurito.

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  5. anch'io sono seduta. sarà per questo che da lontano siamo sempre così vicine? perché condividiamo stati d'animo pur partendo da situazioni molto diverse?? rallentare e non fare realmente qualcosa non significa rinnegare l'importanza della vita, di chi ce l'ha e di chi la perde, ma forse rendersi conto anche di più di quanto essa sia preziosa e meditare realmente su come viverla appieno

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