giovedì 19 luglio 2012

vent'anni fa

 "La lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità."

Paolo Borsellino ai cittadini siciliani

Vent'anni fa avevo dieci anni e questo era il mio periodo dell'anno preferito. Non c'era più scuola e venivo trasferita coi miei nonni al lago. La mattina per colazione mangiavo caffelatte e pane avanzato dalla sera prima, poi mi lavavo, mi vestivo, mi allacciavo i sandali e andavo con mio nonno a prendere il pane e il giornale.

Dove stavamo noi, al lago, del lago si aveva una fantastica vista panoramica. Eravamo molto in alto e per fare la spesa si scendeva e si scendeva per un paio di chilometri. Poi arrivati giù si comprava il giornale, si scambiavano due chiacchiere, io e mio nonno ci bevevamo un succo e un bianchin sprusà (lascio a voi immaginare come destinare le ordinazioni), prendevamo il pane, il latte, la frutta e risalivamo verso casa per un altro paio di chilometri (ma in salita). A quei tempi mio nonno mi sembrava giovanissimo, ma aveva già 80 anni e sarebbe morto da lì a pochissimo. Ma allora non mi sembrava che un signore coi capelli bianchi e le mani grandi che ogni tanto si fermava a prender fiato.

Sul giornale quella mattina c'era un articolo e ricordo i caratteri cubitali. Era morto Paolo Borsellino e mi fece molta impressione. Per la mano di mio nonno, chiusa forte nella mia, Per il suo viso tirato mentre fumava l'onnipresente sigaretta, per le parole che mi disse mio fratello solo poche settimane prima, alla morte di Falcone (ora non puoi capire, ma ricordati di quest'uomo così importante che è morto per ciò che credeva giusto fare).

E dopo vent'anni sono ancora qui a ricordare. Mi ricordo di mio nonno, che mi ha insegnato le cose importanti della vita, la briscola, la scala quaranta, a fare un bussolotto da sparare con la cerbottana, a essere gentile con tutti, ad avere pazienza ed a portare rispetto e che avrei voluto avere ancora per giocare a carte e per farmi raccontare della guerra e della sua resistenza;
mi ricordo di Falcone, e mi ricordo di Borsellino. Un uomo che mi è sempre sembrato burbero ma gentile che non ha avuto paura di andare avanti, nonostante sapesse di avere i giorni contati.

Non mi stanco mai di ricordare, perché se è vero che chi vive nel ricordo non muore mai, allora non saremo mai davvero soli.

1 commento:

  1. Molto bello questo tuo post. Io vent'anni fa ero molto più grande di te, in quel periodo ero incinta e anch'io non smetto di ricordare, ma molte volte mi sono chiesta se i sacrifici di uomini così grandi non siano stati vani, visto il punto in cui siamo ancora oggi...
    Mariagrazia

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