giovedì 14 ottobre 2010

queste cose succedono solo agli altri.


Ottobre è il mese della prevenzione del cancro al seno. E se ne sono viste di tutti i colori. Nastri di maglia rosa, donne che scrivevano sul proprio profilo di facebook dove adoravano mettere la borsa. Uomini che non capivano. 
Grazie ad una discussione con un'ottima amica knitter (grazie!) ho pensato e ripensato a cosa potessi fare io, nel mio piccolo per questa causa. Che talento ho io, da mettere a disposizione? So fare la maglia (e neanche così bene), e so raccontare delle storie.
Ed è proprio questa la mia idea. Vi racconterò una storia.
E' una storia vera, vissuta e fa ancora tanto male. La potete condividere se volete, regalarla a chi ne ha bisogno, tenerla per voi e persino cestinarla. Sembra una storia triste, ma è una storia di amore e persino di speranza. E' la storia di chi non si arrende.
Spero di non incasinarmi.
Mettetevi comode, prendete una tisana, una fetta di torta, coccolatevi.
Io vado ad iniziare.
Questa storia inizia a giugno del 1999, o perlomeno lì inizia la parte che mi ricordo. Era l'anno della mia maturità, mio padre lavorava a Carrara, e da lui, che aveva una casetta in affitto, abbiamo passato quell'estate. In una città cosparsa di marmi bianchi, in una casa dai soffitti alti e dalle stanze spaziose. Sul mar Tirreno, e non sul Ligure. L'estate del 1999 è stata una delle poche estati che non abbiamo passato ad Ospedaletti.
La sera, tornando dalla spiaggia, trovavamo mio padre rientrato dal lavoro e mangiavamo tutti insieme su un tavolo quadrato. C'era anche mio fratello. Alcune volte mia mamma non aveva voglia di cucinare, ma proprio davanti al portone c'era un pizzaiolo fantastico, tale Oreste. Compravamo la pizza e la mangiavamo sul cartone, con i tovaglioli di carta.
Una volta ci siamo anche chiusi fuori casa a causa della serratura che si chiudeva da sola. Siamo usciti e la chiave è rimasta dentro.
Mia mamma si è arrampicata dal balcone del vicino sotto di noi ed è entrata da una finestra, fortunatamente aperta. Mamma spider-man.
A fine luglio ho finalmente finito la maturità. Mi sono iscritta al test di ingresso in facoltà, ho comprato i libri e mi sono preparata a passare la vacanza più bella della mia vita. Il mondo era in mano mia, potevo fare ciò che volevo, per me voleva dire coronare un sogno che inseguivo da quando ero piccola. Entrare ad architettura, diventare quello che avevo sempre sognato di essere.
La domenica, quando mio padre non lavorava, andavamo in gita per la toscana. Siamo stati a Pisa e poi a Firenze. Abbiamo visitato gli Uffizi, me lo ricordo molto bene.
Tornata a settembre mi sono iscritta a scuola guida. Ho passato la teoria. A novembre ho avuto la pratica. Mia mamma era in ospedale. Aveva notato qualcosa di strano sul seno, ha fatto tutte le visite, e il risultato è quello che nessuno avrebbe voluto sentire. Cancro.
Il 12 novembre ho preso la mia bicicletta e mi sono avviata verso la scuola per fare l'esame di pratica. Sono andata in bici per avere un mezzo di trasporto mio nel caso non fossi stata promossa. Nel mio walkman (a cassette) c'era questa canzone a tutto volume. Pedalavo come una matta, col gelo che mi tagliava le mani e gli occhi che lacrimavano, urlavo il testo della canzone, in un inglese assurdo. Sono arrivata al mio esame bianca, sudata, col cuore in gola. Ma l'ho passato. Ho avuto la mia patente. Sono corsa da mia madre a mostrarle cosa ero riuscita a fare. Mi ha guardato soddisfatta. E mi ha detto: "meno male che sono al sicuro in ospedale" (tanto per dirvi da chi ho preso il mio ironico cinismo). Lei con me in macchina non è mai salita. "Gioia, non te la prendere, ma preferisco guidare io."
L'operazione ha evidenziato un tumore esteso. Mastectomia e scavo ascellare. Via tutto.
Mutilata, ma viva e sorridente mia mamma è uscita dall'ospedale circondata dall'affetto di tutti, ed ha iniziato la chemioterapia. Una volta ogni quindici giorni. Ha perso i capelli, ha comprato una parrucca che non ha mai messo. Mia mamma era bella anche da pelata. Ogni tanto le passavo la mano sulla testa e ci divertivamo. Crapa pelada, le dicevo. I giorni che seguivano la terapia stava malissimo.
E' andata avanti per sei mesi. O forse è stato un anno? Non ricordo. Una l'ha fatta la vigilia di Natale. Il secondo Natale più brutto della mia vita. L'avrei voluta vedere sana e felice. E mi sono anche arrabbiata. Giovane e stupida ragazzina che ero.
Ma poi è finita anche questa e sono rimasti solo i controlli. Guarita. E io cantavo. Andavo all'Università, davo gli esami, passavo gli esami, mi facevo bocciare agli esami, tornavo e andavamo a fare la spesa insieme. Lavoravo in Feltrinelli e lei mi passava a trovare. Guidavamo una macchina in due. Una Y10 del 1989 che le ricordava la sua prima macchina. Una 112 gialla con tettuccio nero (che maranza!).
La sera uscivamo insieme per portare a spasso Lillo, il nostro cagnolone peloso. Lei ne approfittava per fumare. Ci sedevamo su una panchina e scioglievamo il cane per farlo correre. Lui, che era uno di noi, si accoccolava vicino ai nostri piedi. Amava mia madre immensamente. Era il suo capobranco.
Ha fatto la ricostruzione del seno, che hai tempi si faceva separatamente. Ora mi raccontano sia simultanea:
"Gioia, non ti venga in mente di rifarti il seno eh... fa malissimo".
Nel 2001 era il mio terzo anno di università. E sono partita. Un anno in Spagna, progetto Erasmus. Mia madre era così fiera e io così felice. Non penso di aver mai pianto tanto come quando l'ho lasciata al check in. Sono partita a settembre e sono tornata la prima volta a Natale. Non ero mai stata senza di lei tutto quel tempo. Mi ha preparato tutto ciò che preferivo da mangiare mi ha coccolata e mi ha sostenuto. Mi ha detto che io potevo fare tutto quello che volevo nella mia vita. Mi ha detto di non farmi mai fermare da nessuno.
Una volta è venuta lei ad Alicante, con mio fratello. Abbiamo bevuto Sangria fino alle due, poi l'ho messa sul taxi e sono andata a ballare. Sono tornata alle otto della mattina a casa, e lei stava stirando le nostre cose. Non ha dormito, non dormiva quando io ero fuori. Non sentiva da un orecchio e si girava su quello buono, pronta a cogliere ogni segnale della porta, ogni squillo di telefono. Per quanto crescessi non le è mai passata.
A maggio sono tornata io senza dirle nulla. Abbiamo passato due giorni insieme.
A settembre sono tornata definitivamente. Anno di vita guadagnato, la prima volta a vivere da sola. Mi sono fidanzata, sfidanzata, divertita, mi sono aperta caratterialmente, ho imparato una nuova lingua. Bilancio dell'anno accademico.. ehm... sorvoliamo. Solo tre esami, anno perso. Ma non è mai importato.
E' venuto a prendermi mio padre, ufficialmete aveva paura che non tornassi (paura condivisibile, ci ho pensato). Mi ha portato notizie malefiche. La salute della mamma vacilla, è riuscito qualcosa.
Si riparte con la radioterapia. A Monza. Mio padre è andato in pensione proprio nel 2002 e l'ha potuta sempre accompagnare lui. Da quel momento sono stati sempre insieme, giorno e notte. Dopo anni di sacrifici, se lo sono meritato. Appena potevano andavano in viaggio insieme.
Nel 2004 tutto andava bene, la radioterapia era finita, e i miei genitori festeggiavano i trent'anni di matrimonio.
Era maggio e li abbiamo mandati alla cascina Monluè, tutto pagato da noi. Erano bellissimi e felicissimi. Si fecero fare una foto dal cameriere.
Questa.

Ci hanno portato la torta avanzata, erano felicissimi.
Eravamo felicissimi. Eravamo insieme, ci volevamo bene, tutto era a posto.
A inizio febbraio del 2005 io ero sul divano guardando ER,. Mia mamma stava facendo una camomilla, forse per mia nonna. Gli uomini trafficavano al computer.
Ad un certo punto mia mamma è caduta. Come un sacco vuoto. Dimenandosi. Non mi sono mai spaventata così tanto. Per fortuna mio padre e mio fratello, volontari di una croce di soccorso hanno subito saputo cosa fare, l'hanno messa in posizione di sicurezza e hanno chiamato il 118 che è arrivato velocissimamente. Nel frattempo mia mamma si è ripresa, si è cambiata ed è entrata in ambulanza sulle sue gambe, accompagnata da mio papà.
E' stata una notte lunghissima, li abbiamo aspettati fino alla mattina. E' tornato mio padre a prendere una borsa con della biancheria.
La mamma sarà ricoverata per un po'. Aveva gli occhi gonfi. Non ha detto molto ed è ripartito.
Il giorno del suo cinquantatreesimo compleanno ho preparato una torta di mele e l'ho portata in ospedale, abbiamo festeggiato lì i nostri compleanni, che sono a tre giorni di distanza.
E poi è tornata a casa nuovamente. Ma la diagnosi non era tenue. Metastasi al cervello.
Io ho fatto lo struzzo. Ho cercato su internet qualsiasi cosa, l'ho segnata e l'ho cancellata dalla mia memoria.
Il mio mantra è stato: "queste sono cose che succdono agli altri".
La radioterapia è stata dura. Ma la struttura dove l'ha fatta era davvero ottima. Ottimo personale, ottimo l'ambiente dell'Humanitas a Rozzano. Ancora una pelata (ho provato a rasarla io, ma Pino il parrucchiere è dovuto intervenire a sanare il disastro).
Il 19 marzo è morto il mio cane, per un tumore al pancreas.
Il giorno di pasquetta, a pranzo c'era risotto agli asparagi. Mia mamma non è riuscita a mangiarlo. Non riusciva più ad ingoiare nulla che non fosse liquido. Si nutriva ad omogeneizzati, se riusciva e a succhi di frutta. Non stava inpiedi. E l'abbiamo ricoverata nuovamene. Alimentazione forzata, un paio di giorni e ti rimettono in sesto vedrai mamma.
L'abbiamo portata io e mio padre al San Carlo. Io ero dietro e lei aveva appoggiato la testa sulle mie gambe. Le accarezzavo la fronte e lei mi diceva: "hai visto come sono cambiate le cose, fino a poco tempo fa eri tu a stare così".
Intanto facevamo andare avanti la nostra vita al meglio delle nostre possibilità. Io ero in tesi, mi mancava un esame (per gli architetti l'esame era "scienza delle costruzioni"). Mentre lei era in ospedale sono partita per Stoccolma. Viaggio organizzato da tempo. Io volevo rinunciare, ma lei non c'è stato verso. Voleva che guardassi il mondo anche per lei. "Portami un regalo gioia". La mattina della partenza sono sgattaiolata come una ladra col mio zainone da viaggio durante il giro visite. Abbiamo riso ma mi hanno cacciata subito.
L'ho chiamata tutti i giorni dalla Svezia per raccontarle ciò che vedevo.
Sono tornata con un ditale in legno (li collezionava), e una saliera e pepiera ultrafighissima (ve l'ho detto che mia mamma era una gran cuoca?). Il ditale l'ho portato all'ospedale, la saliera e la pepiera l'hanno aspettata a casa.
L'ho vista magra. Triste come mai mi era capitato di vederla. E il giorno dopo, io dovevo preparare la revisione per la tesi, le ho telefonato per dirle che non potevo andare. E lei piangeva. "Non venire gioia, qui è uno schifo ed è deprimente. Ci vediamo domani."
Il giorno dopo, il 21 di aprile, sono andata presto in università. Ho preso i miei disegni, il portatile ed i resto e sono arrivata in stazione. Mi ha telefonato mio padre. "Torna subito che i medici hanno detto di andare là tutti". Non ricordo bene, ma penso di aver urlato. Forse ero sconvolta, una signora mi ha chiesto cosa avessi e io devo averla spinta anche un po' maleducatamente. Dalla stazione a casa, ci sono dieci minuti di strada. Non ho mai corso così veloce. All'angolo mi sono scontrata con una mia amica. "Paola mia mamma muore, io non posso". Mi ha abbracciato forte e mi ha lasciato correre via di nuovo.
Quando siamo arrivati all'ospedale mia mamma era ancora lei. Molto stanca, ma lucida. A mia nonna, sua mamma, ha detto: "e tu non dovresti essere a messa?" Noi l'abbiamo salutata, non ricordo bene se le ho detto qualcosa. Da qui i ricordi sono un po' tutti confusi. Alle due è rimasto solo mio padre, perché non volevano restassimo tutti. A pensarci ora li avrei ammazzati. Alle sei era nuovamente orario di visita e lei era ancora lei. Ancora stanca ma viva. Ho rassicurato tutti. "ce la fa". Ancora pensavo "queste sono cose che succdono agli altri". Ho telefonato al mio relatore, fissando un altro appuntamento. Pensavo a cose inutili come questa, per dire.
Alla sera alle nove ero sotto le coperte. Vestita.
A mezzanotte è squllato il telefono, era mio padre. Ci siamo fiondati in macchina sfidando qualsivoglia legge della fisica abbiamo fatto Novate-San Carlo in dieci minuti netti.
Quando siamo arrivati ci hanno dirottati in un altra stanza. E ormai era tutto chiaro.
Era sdraiata su un letto, ma non dormiva. Era sempre bella però. L'ho accompagnata nei sotterranei fino alla camera mortuaria con mio padre. Ci davamo la mano ma non parlavamo.
Era il 22 aprile 2005, più o meno mezzanotte e venti. Lei aveva cinquantatre anni e io ventiquattro quando ho capito: "queste sono cose che succedono a tutti".

Ma anche: "queste sono cose che si possono evitare, perché il tumore al seno che ha sconfitto mia mamma, caso sfortunato, è un tumore ormai curabile se preso in tempo."

Al funerale c'era una marea di gente che amava mia madre, e solo cinque rose.
"Una di mio padre, una mia, una di mio fratello, una di mia nonna, una di mia zia".
I soldi dei fiori, e tante offerte spontanee le abbiamo date tutte all'Airc.

A giugno, solo per lei ho dato il mio ultimo esame. A settembre mi sono laureata.
In prima pagina ho scritto:
"dedicato alla mami. Che ci manca tanto".
E all'ultima pagina, nelle ultime righe:
"Per ultima ringrazio mia mamma, spero che da lassù mi guardi e che faccia il tifo per me. 
La ringrazio perché mi ha dato un importante esempio di forza e serenità anche nei momenti difficili, perché è sempre andata avanti con il sorriso, anche quando gli altri avrebbero mollato. Fino all'ultimo.
Questo giorno è tutto suo."
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Ieri sera ho pensato che noi che si sa sferruzzare si potrebbe pensare di fare dei berrettini da vendere (la testa pelata, coperta da un bel cappellino, per me simboleggia l'attesa di vedere i capelli ricrescere e la vita riprendere), e donare il ricavato in beneficienza. Che va bene che ottobre è il mese della prevenzione, ma bisogna pensarci tutto l'anno.
E' una cosa che bisogna ponderare e pensare e lo farò con calma. Da sola sono sola, ma insieme siamo tante e forti.
E vi prego, non dimenticatevi di mia mamma e di quelle come lei.
Queste cose non succedono solo agli altri.

38 commenti:

  1. Cara questo tuo ricordo, mi ha commosso e fatto tornare alla mente tutti i ricordi di quei giorni bui che ho vissuto vicino a mia mamma.......la sua forza nel consolare me e sdrammatizzare la sua malattia.....
    Dobbiamo pensare sempre ogni giorno alla prevenzione......perchè "queste cose non succedono solo agli altri" siamo tutti vulnerabili.....

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  2. Mi hai fatto pensare alla storia della mamma di mio marito, che non ho mai conosciuto e che se n'è andata più o meno così, quando Ale aveva 20 anni. Hai ragione, succedono a tutti queste cose, ma andiamo avanti a fare gli struzzi.
    Se vorrai aiuto per la tua iniziativa, conta pure su di me.

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  3. Ti abbraccio. E conta pure su di me per il cappello, che al momento i berrettini son l'unica cosa che so fare

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  4. per esperienza sò che le "cose" brutte possono capitare anche a noi, nessuno è immune.
    ti abbraccio

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  5. quando sono entrata in ospedale, per accompagnare una carissima zia che è riuscita a farcela, sono svenuta... hanno chiamato l'infermiera di un reparto di oncologia per me, si sono preoccupati di una povera e debole cretina svenuta per la variazione di temperatura dell'aria condizionata in pieno agosto... almeno mi sono giustificata così!
    Bisogna raccontare le proprie esperienze a chi ha avuto la fortuna di non viverle.
    Hai perfettamente ragione, queste cose non succedono solo agli altri!
    Ti abbraccio come la forza del tuo racconto ha stretto me

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  6. Ciao cara... io lavoro all'Istituto Europeo di Oncologia, e nessuno mi ha mai raccontato, in 8 anni, una storia toccante e vissuta come la tua.
    Mi dispiace per la tua perdita, e non esistono parole, sul vocabolario, per lenire un dolore del genere.
    Si può solo andare avanti, e sperare che un giorno la ricerca renda questa malattia un nemico sconfitto.

    Daniela

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  7. Mi sono dovuta contenere perchè sono in ufficio e non mi sembrava carino piangere a mo di cascata del Niagara.... Ti abbraccio forte forte! Non mi tiro mai indietro per sferruzzare lo sai. :*

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  8. non trovo le parole giuste, non ci sono le parole giuste. Ho solo le mie lacrime e la comprensione, visto che "queste sono cose che succedono a tutti".

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  9. grazie!!non dev'essere stato facile, nè viverlo ne raccontarcelo, grazie ancora per aver condiviso con noi la tua storia
    ero piena di emozioni e tanta voglia di piangere da un po'

    è vero,non capitano agli altri...capitano a tutti
    una delle mie mamme adottive ci è passata, mia sorella invece con il carcinoma alla cervice

    viva la prevenzione!!

    per quanto riguarda i cappellini potremo fare un remake di Cuori di maglia o chiedere il loro sostegno

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  10. Ciami ti abbraccio forte forte.
    conta pure su di me per i cappellini.

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  11. un abbraccio stretto stretto
    conta su di me

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  12. Grazie per aver condiviso con noi questa tua storia e per averci ricordato quanto importante è la prevenzione, anch'io ci sono per cappellini o quant'altro di sferruzzabile.

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  13. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  14. Mio marito ha vissuto questa esperienza. Il tuo racconto si fonde con il suo e con quello di altre donne.
    Posso solo immaginare quanto ti sia costato condividere questa storia con noi. Grazie.

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  15. Grazie x aver condiviso la tua storia con noi, con lucida commozione. Queste cose non succedono solo agli altri ...in questi ultimi anni ho perso in questo modo parenti e amici...non c'è scampo. O forse sì!
    La prevenzione!!!
    Per quanto riguarda i cappelli, sfortunatamente sto già lavorando a quello x mia zia, ma come ben sai posso mettere tanti (tanti) progetti sui ferri ;-)
    UN ABBRRACCCIIOONE
    Annarita aka ninalou

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  16. Non succede solo agli altri, io credevo che i miei genitori sarebbero vissuti per sempre, solo perché erano i miei genitori e io avevo bisogno di loro. Invece domani saranno 26 anni che è morto mio padre. Ne aveva 54 e io 22. La mia sorellina più piccola doveva compierne 6. E' stato tremendo. Un infarto ce l'ha portato via in 20 giorni e fa male ancora adesso...
    Io ho un rapporto molto difficile e conflittuale con medici e medicine, per una lunga storia tutta mia che forse un giorno racconterò, ma sferruzzare qualche cappellino è una cosa che posso fare e la faccio volentieri. Conta su di me.
    Elena

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  17. ho pianto come una bambina, per una serie di emozioni che mi hanno invasa insieme o susseguendosi l'un l'altra...
    io ci sto per i cappellini!
    ti voglio bene cara :)

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  18. Piango con un magone grosso così.
    E' molto ingiusto quello che è successo alla tua mamma. Era una donna straordinaria e attraverso il tuo racconto imparo anche io i suoi insegnamenti. E' bello che tu li abiba condivisi. Tu sei fortunata ad averla avuta vicino. Vorrei che anche la mia mamma fosse così. Ma non lo è.
    Io sarò molto felice di contribuire alla tua idea con uno dei miei cappellini. E' una bellissima idea.

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  19. cara ciami, la tua è una bella storia, hai ragione, è bella perchè hai potuto vivere da figlia con tua mamma fino all'ultimo giorno ... perchè è questo l'importante di una vita non infinita ... viverla tutta al meglio di noi
    il cancro può colpire tutti e tutti dovremmo impegnarci perchè si trovi il modo di vincerlo ... mio marito è morto per un cancro bastardo, raro, così bastardo che per cercare di batterlo si è fatto togliere una gamba e mezzo bacino e così, saltellando su una gamba sola, ha voluto essere marito e padre fino all'ultimo e c'è riuscito, ci manca e lo amiamo ancora dopo sedici anni che non saltella più...
    ti ringrazio per averci donato la tua storia; ho postato questo commento perchè oltre a lavorare per la prevenzione è importante riuscire a parlare di questa malattia, perchè i malati e i famigliari possano vivere con dignità il dolore, la speranza e spesso (per fortuna) la gioia e perchè penso che l'unico modo di VIVERE un'esperienza simile sia come hai fatto tu come ho fatto io con i miei bambini ... esserci, anche se straziati

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  20. per i cappellini, i cosiddetti chemo, quando vuoi, se riesci a organizzare la cosa ... anche se credo che in quei momenti si voglia qualcosa o di "fatto per me da chi mi vuole bene" o qualcosa di particolare ecco forse si disegnare (chi meglio di un architetto?) un modello speciale, non solo per la chemio, una specie di inno alla vita ... boh, basta torno a lavorare

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  21. Ah Ciami, quanto mi hai fatto piangere! Ma fa bene ogni tanto sfogarsi cosi`. Io non sarei mai capace di raccontare cosi la mia storia, sono passati diaci anni e sono ancora incavolata nera che lei non possa abbracciare i suoi nipoti...

    Un abbraccio fortissimo e grazie per il tuo post!

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  22. Grazie mille per aver avuto il coraggio e la forza di condividere la tua, la vostra storia. Credo sarebbe bello se tu creassi un pattern per il cappellino e lo mettessi in vendita in rete. Il ricavato del pattern prima e dei cappellini poi contribuirebbero alla ricerca, che i soldi mon sono mai abbastanza. Io ci sono.

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  23. Ah, Ciami-Sami, ci sono cascata per caso, oggi sul tuo blog.

    Adesso capisco perchè ti ho voluto subito bene, tu sei speciale.

    Vai col progetto del cappellino, ci sto anch'io

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  24. in un altro posto, in un altro anno, in un'altra vita. la stessa storia. Un'altra mamma: la mia.Non ho letto tutto il tuo racconto e forse non riuscirò a farlo mai. E' la mia storia che vivo ogni giorno. io ci sono. Non si può cambiare ne la tua ne la mia storia ma se solo riuscissimo a cambiare la storia di una sola altra persona....
    anche mia madre aveva 53 ani.
    ti abbraccio.

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  25. Come hai ragione...Queste cose non succedono solo agli altri...è la prima volta che ti leggo ma ti mando un abbraccio forte..
    Baci
    *mezzaluna*

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  26. La morte ridisegna tutte le cose e ridistribuisce le importanze ... è impossibile dimenticare, io non voglio dimenticare.
    Un grande abbraccio.

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  27. Prendo coraggio e lascio anche io un commento. Stessi ricordi, non la stessa malattia, non una mamma ma una sorella di 19 anni...ma lo stesso dolore, è difficile per me scrivere. In questo modo voglio lasciarti un abbraccio sincero.
    silvana

    p.s.= ci sono anche io nella tua iniziativa del libro, cercherò di dare il meglio di me....

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  28. La mia storia è iniziata un anno dopo: 23 giugno 2000. Operata il 17 luglio , 1 anno di chemio, radioterapia, terapie antimetastasi.
    Al contrario di tua madre però, io ce l'ho fatta e sono ancora qui per testimoniare che di cancro si può guarire . Sono una persona sicuramente diversa, che ha completamente rivisto le priotà della vita, che cerca di non arrabbiarsi mai, che vive ogni giorno come se fosse l'ultimo e non lascia mai in sospeso nulla, soprattutto nei rapporti con i famigliari , che anche da un'esperienza così devastante è riuscita a trarre qualcosa di positivo.
    So per esperienza diretta che la maggior parte delle donne che affrontano questo male , lo fanno con grande coraggio e sono spesso
    loro a dare sostegno a chi sta intorno e trovano dentro di sè una forza che non sapevano di avere.
    Molte delle mie compagne di percorso sono guarite come me, molte altre non ce l'hanno fatta , come tua madre. Ed è per tutte loro che parteciperò alla tua iniziativa, perchè un giorno possano riuscire a farcela tutte.
    Ti abbraccio
    Ines

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  29. Arrivo tardi... ma "voglio" far parte del progetto. Qualunque cosa mi chieda di fare... non ci conosciamo bene, ma non sai quanto ti sia vicina.
    Valentina

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  30. Arrivo qui grazie al blog di Ninfa, abbiamo tutte pubblicato post per la campagna di prevenzione... Purtroppo anch'io ho perso mia mamma in questo modo,e dopo tanti anni ancora non so parlarne.
    Ti mando un grandissimo abbraccio, ciao, Giada

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  31. grazie a tutte. Arrivata alla una e venti di notte per lavorare al nostro progetto sul cancro sono sfinita e vengo qui a consolarmi con le vostre belle parole.
    Stiamo facendo una cosa grande ;)

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  32. Ti abbraccio forte forte!!! Hai mosso sensazioni e ricordi che cercavo di seppellire in me, tanti amici e persone care se ne sono andate così, negli ultimi anni... pronta prontissima per il tuo progetto. Conta pure su di me!
    Con affetto
    Cinzia

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  33. accipicchia ciami, non ho parole.. con le tue belle parole riesci sempre a trasmettere tante emozioni!
    un grosso abbraccio
    eli

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  34. ciao girando tra i blog mi sono trovata a leggere la tua storia, io 10 anni fa in questi giorni, neanche sapevo scrivere al pc, ed internet era tabù, nessuno mi dava una "lira", per tutti ero spacciata, per fortuna c'è chi non si arrende, ricammino con le mie gambe, con una protesi a tutta gamba, tagliuzzata di quà e di là, ma sono quà, l'anno scorso il cancro ha fatto capolino, al seno opposto, non una metastasi, ma un BASTARDO nuovo, ho sconfitto anche questo, anche se questo mi ha indebolito un pò, ma mi sto rafforzando, il cancro non mi porterà via, ho troppo da fare che dargliela vinta, sei una ragazza speciale, mi unisco a te e ti metto tra i miei blog preferiti, e per qualunque iniziativa cercherò di seguirti
    se vuoi passare da me sei la benvenuta
    http://sbrenzolando.blogspot.com/
    un abbraccio tutto rosa

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  35. Ciao mi sono ritrovata per caso qui sul tuo blog e mi sono fermata a leggere la tua storia e le lacrime mi stanno scendendo copiose... grazie per averci lasciato una testimonianza così bella... la tua mamma vive sicuramente in tutti voi che l'avete tanto amata...
    ciao grazia

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  36. Ciao! solo stasera sono riuscita a leggere tutta la storia di tua mamma,in verita ho cominciato la lettura tre volte ma non ce la facevo ad arrivare in fondo.Stasera è stato diverso ti capisco perfettamente,mio padre se ne è andato nel 90 un mese prima del mia matrimonio,mia mamma nel 96 stessa malattia ,ma fulminante mio padre ha convissuto con chemio e cose varie per due anni,l1ho sempre accompagnato io ,ero la piu forte la piu coraggiosa...... mia mamma aveva gia grossi problemi di salute quando e mancato io ero con lui ,ma non sono stata forte sono crollata anche ora mentre ti scrivo sto piangendo non c'è giorno che non mi manchino ,mi accorgo ora di avere scritto tantissimo ma non mi importa sappi che qualunque cosa deciderai io ci sono .Loredana

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