Milano tempo grigio e bigio. Pioggerella estiva e arietta frizzantina. Perlomeno la mattina presto.
Quando iniziava giugno e finivano le scuole e l'asilo andavamo al lago (di Como). Non proprio al lago, un po' più su, in collina che per pucciare i piedi un paio di km in discesa e poi in salita te li dovevi fare.
Due stanze e un cortile enorme, o così mi sembrava. Dormivamo tutti insieme. Sul letto c'erano coperte fatte a mano, quadratoni in lana, granny'square (mai più vero, fatti da mia nonna). lenzuola bianche, mobili in legno recuperati qua e là. Orologi d'altri tempi. Quadri con santini e madonnine varie. In bagno, fino a pochi anni fa, c'era ancora la brillantina Linetti che usava mio nonno.
Quando pioveva difficilmente usavamo l'ombrello. Molto più facilmente maglioni lasciati su da un po' tutti provenienti da altre epoche, fatti in lana grossa dalle nonne e anche dalle bisnonne a volte, cappelli e mantelle impermeabili. L'armadio era sempre una scoperta infinita. Aprendolo finivi in un'epoca fatta di vestiti, guanti e cappelli.
Nei giorni in cui non si poteva andare a camminare facevamo interminabili partite a carte con mio nonno Anselmo, che ogni tanto ci lasciava vincere immagino. Giovavamo a briscola, a scopa. A volte a scala 40. "Nonno ti scarto una carta bellissima, stai attento!". E giù un due di picche. "Bela bela, la va ben per fa la bira" mi rispondeva.
Poi finiva di piovere. E coi calzoncini corti (ma i calzoni lunghi lassù non si usavano se non per andare a messa) e la felpa di non so chi, più grande di almeno cinque taglie, con gli amici del paese andavamo in cerca di lumache. Di chiocciole direi adesso, ma comunque per noi erano lumachine. Ne trovavamo a fiumi tra le rocce, sui sassi, per terra. Le prendavamo per il guscio e le mettevamo in una scatola da scarpe foderata di lattuga, aperta. Le guardavamo girare lì per delle ore, immaginandoci che fossero un' unica famiglia di lumache, ricamandoci su storie di ogni tipo. Gli cantavamo la canzoncina:
"Lumaga Lumaghina
tira fora la curnina!
Se no ti metto in padela:
ti e la tu surela. "
(Era così, o qualcosa del genere...)
Poi andavamo a cena, lasciando la scatola ora in un cortile ora in un altro. E le lumache semplicemente tornavano a casa loro.
E per me la pioggia di giugno a sempre questo odore. L'odore delle vacanze estive coi nonni, che i genitori lavoravano e arrivavano nel week end, del riso e prezzemolo, che la sera lassù faceva freschino, dei maglioni alla lavanda, del caffè fatto con la moka, del dopobarba del nonno, del pane appena fatto, della marmellata fatta dalla nonna.
Eravamo semplici e felici, eravamo tutti insieme. E ora siamo ancora tutti insieme in un bel ricordo. E bastano solo due gocce per evocarlo.
Ciami
Grazie! Per aver aperto la scatola preziosa dei tuoi ricordi di bambina.
RispondiEliminaSono queste le esperienze che da grandi ci permettono di riconoscere la felicità quando la troviamo.
Conosco bene i posti dei tuoi ricordi... io vivo a Varese e il lago di Como è ad uno schioppo... in più mi sono trovata il moroso di Carate e quel profumo della pioggia di giugno e le lumache e i sentieri da percorrere...
RispondiEliminaImmagino che bello averci vissuto da bambina. Grazie per il tuo racconto!
la meraviglia dell’essenziale e del VERO.
RispondiEliminaUn abbraccio a te, ai tuoi ricordi e ai tuoi pensieri, ai nonni meravigliosi, di cui ho sentito l’energia nel tuo di amore.
cavoli anch'io giocava a briscola con mio nonno che mi faceva vincere...e chi non se la ricorda poi la mitica brillantina???
RispondiEliminaCome mai quando approdo qui mi si allarga il cuore? Perché sei un tesoro, ecco perché.
RispondiEliminaComunque anch'io andavo a cercare le lumachine da piccola, in campagna... e quante storie!
Che bei ricordi hai fatto affiorare...le estati dalla nonna a Cremona a giocare a carte e quelle negli Abruzzi a cercare le more, le corse sotto l'acqua, e le pannocchie cotte sul fuoco...ricordi indelebili di un infanzia felice.
RispondiEliminaGrazie Letizia
Mio nonno è morto nel 78, avevo 5 anni e non me lo ricordo tanto bene, però nel bagno di casa di mio padre e di mia nonna la brillantina Linetti ha sempre il suo posto.
RispondiEliminaMi hanno emozionato i tuoi ricordi, hanno il colore un po' velato che hanno i momenti più felici quando li ripesco nella memoria. Gran bella storia, grazie!
è vero... è incredibile come basti poco per riportare alla mente i bei ricordi, un profumo, un suono....
RispondiEliminaera bello passare le giornate con i nonni, ti facevano divertire, giocare, ti preparavano quello che più amavi per pranzo, ti accontentavano in tutto... sono grandi i nonni!!
bacioni eli
Quando passo di qui, mi capita spesso di provare un brivido e anche di commuovermi. Io sono nata e cresciuta a Como, mi ricordo quando d'estate arrivavano gli amici di Milano, che avevano la seconda casa a Brunate o Civiglio o Solzago e insieme si facevano lunghe camminate, si passavano le serate in giardino, si rideva...
RispondiEliminaE poi i tuoi ricordi sui nonni... Mi hanno fatto tornare alla mente la mia nonna Lodovica e i piatti che sapeva preparare solo lei, il nonno Elvirio dal vocione tonante e il cuore di panna montata...
Grazie. Elena
Che bello! E che emozione rivedere la bottiglietta della Linetti! La usava anche un mio zio morto purtroppo prematuramente...è stata sul comò di mia nonna finché non ci ha lascito pure lei...grazie per questo dolce e commovente post!
RispondiElimina