mercoledì 24 marzo 2010

amarcord

Quando penso alla mia infanzia non riesco a ricordarmi che attimi felici. Giornate allegre scandite da giochi semplici. Una sedia della cucina era la casa delle bambole. Il divano era enorme e diventava in un attimo una vera barca per girare il mondo. Sul balcone io e una mia amica fingevamo di metterci dei colori a tempera sotto la suola delle scarpe e pattinando creavamo meravigliosi disegni multicolor che vedevamo solo noi. Facevamo il minestrone come le mamme semplicemente mettendo dei sassi sbriciolati in un vaso, acqua, foglie secche e della cenere del camino per fare il fumo. Il sabato sera si facevano i tost, prosciutto cotto e sottiletta. Due per uno. Alcune volte ci veniva regalato un bicchiere di coca cola. E allora era la pacchia completa.
La domenica mio padre mi dava 500 lire e io potevo decidere se cambiarle con un sacchettino di caramelle oppure tenerle per potermi comprare la domenica dopo, forte delle mie 1000 lire, un ghiacciolo e delle caramelle al bar dell'oratorio.
La domenica alcune volte si andava al cinema del paese. Mi ricordo in particolare due film visti con mia mamma, sono due tra i miei film peferiti "Chi ha incastrato Roger Rabbit" e "Mediterraneo".
D'estate andavamo al mare a Ospedaletti per due settimane in una pensione. Partivamo da Novate circa alle cinque e mezza, sei di mattina (era la nostra partenza intelligente). Arrivavamo a destinazione che era ancora mattino presto, circa le otto e mezza nove. La mia famiglia ci è andata per circa 35 anni, sempre lì, nella medesima pensione. Durante il tragitto in macchina, solitamente guidava mio padre, si ascoltava una cassetta (avevamo l'autoradio). Riesco ad associare alcune canzoni a quei momenti. Perdere l'amore, di Massimo Ranieri, Storie di Riccardo Fogli. Si viaggiava con solo una fessura di finestrino abbassata, per non far perdere areodinamicità all'allora Ritmo azzurra. A Genova si vedeva un primo angolo di mare. Mio papà diceva: "salutate il Mario", e noi ridevamo. A Coldirodi cominciavo a sentire l'odore della salsedine e degli Eucalpti. Eravamo in vacanza. La mattina scendevamo presto, mia madre leggeva il giornale, fumava l'onnipresente sigaretta, noi ci divertivamo sui sassi, facevamo il bagno. Dal mare si vedeva l'orologio della chiesa. Insomma tutte le comodità. Il pomeriggio si mangiava la Sardenaira e la sera dopo cena a volte il gelato. Se eravamo fortunati trovavamo una bancarella di libri in cui ci perdevamo.
Si facevano delle gite nell'entroterra (Bussana, Dolceacqua, Apricale), oppure a Montecarlo o a Nizza. O ad Antibes per vedere il museo oceanografico.
Mi ricordo che mio padre parlava in milanese ai francesi.
Allora avevamo anche una casetta in affitto al lago di Como. Una di quelle case con due stanze e mille letti in cui dormivamo tutti insieme, ma con un cortile bellissimo con vista sul lago. Il martedì si andava al mercato a Como. Ogni tanto facevamo dei giri a piedi nei dintorni oppure visitavamo Bellagio, Menaggio, Piona. La casa l'avevamo affittata tutti insieme. Si mangiava fuori sotto il pergolato di kiwi. C'era anche un dondolo.
Erano gli anni delle ginocchia sbucciate e dei calzoncini corti.
In questa casa ho visto per la prima volta Lillo, il mio cane. Avevo undici anni e lui era un cagnetto pelosino pianco e nero che stava in una mano sola.
E' arrivato durante un week end, coi miei genitori, che in settimana lavoravano.
Mia madre si sedeva sulla sdraio in cortile e ricamava per dei pomeriggi interi. A volte non rifaceva i letti e ce lo diceva con la faccia da ragazza buffa e noi ridevamo dicendo che tanto li avremmo disfati nuovamente la sera. La mattina facevo colazione con caffe e latte e pane oppure biscotti, leggendo vecchi Topolini e guardando una televisione piccola in cui c'era ancora il tunning. Giocavamo a carte con mio nonno.
Io e mio fratello giocavamo al Going (che era una specie di pallone ovale con fili a cui erano attaccate a due manopole che aprendole gli permettevano di andare avanti e indietro), a palla, ai giochi d'acqua oppure a carte oppure al gioco del libro (su un grande libro di Richard Scarry scrivevamo Davide e Samantha su quello che ci piaceva di più, e poi ci facevamo una storia sopra).
Per prendere il giornale bisognava fare 3 chilometri, prima in discesa, poi in salita e arrivati nuovamente a casa avevamo una tale fame che mangiavamo la metà del pane che avevamo comprato.
Vedevo i miei genitori così belli ed eterni ed infallibili. Li guardavo ed ero tranquilla perché fino a che c'erano loro sapevo che tutto sarebbe andato bene. Questa è la mia "Ohana". Ohana significa famiglia e famiglia significa che nessuno viene abbandonato, o dimenticato.
Ciao mamma. Stasera mi manchi più di tante sere. Ma io ricordo tutto di com'era. Il regalo più bello che mi hai fatto sono i miei ricordi felici. E io sono fiera di poter dire di essere tua figlia.

14 commenti:

  1. hai descritto tutto così minuziosamente che mi sembrava di essere lì con te!! i ns cari vivono ancora grazie hai ricordi, nn è facile, tante volte si vorrebbe ancora un abbraccio da loro, un bacio, una parola...
    però... possiamo solo cullarci nei ns ricordi.
    un abbraccio

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  2. concordo con gragra, leggendo sembrava di essere lì, a sentire i rumori che fanno due bimbe mentre giocano, e gli insetti nei pomeriggi estivi..
    Mi hai ricordato tante cose.. poltrone che diventano ville holliwoodiane per le nostre bambole spettinate, il ripostiglio che diventa covo del bandito (cugino biondo di cui tutte noi piccole eravamo innamorate), la scusa di una molletta caduta che diventava meglio di un supersantos.. a ripensarci, quant'è inutile aver fretta di crescere. Questo post è molto bello e sai perchè? perchè è più forte il sentimento di presenza della tua mamma che quello di assenza.buona giornata S. :*

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  3. Che bel post, carico di sentimento... sorrisi e lacrime, come piace a me, ma proprio tanto... un bacino!!!

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  4. Faccio questo commento piangendo, mi sembrava di vivere quello che hai descritto. Io e mio fratello giocavamo "alla famiglia" con bambole di pezza fatte da noi ed addirittura nel corsello tra un garage e una recinzione: c'era la camera da letto, la cucina e la camera dei bimbi. Un abbraccio. Giusy.

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  5. sei bravissima nel raccontare, anche a me sembrava di stare li... hai ragione, dobbiamo ringraziare i nostri genitori che ci hanno regalato momenti bellissimi :-) che porteremo sempre con noi!

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  6. Mi hai fatto commuovere e inevitabilmente penso alla mia di infanzia, felice e dorata...

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  7. eravamo cosi, semplici e felici
    un saluto alla tua mamma che sicuramente sara' con la mia

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  8. È difficile commentare questo post cercando di evitare di dire una cosa che possa apparirti stupida...
    Per cui, solamente, ti abbraccio stretta stretta...
    Carolina

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  9. Che emozione, un racconto bellissimo, le immagini sono così vivide nella memoria e riscaldano il cuore, si percepisce il desiderio di rifugiarsi in quei ricordi e aspettare che le belle case della vita arrivino e arrivino ancora. E arriveranno.

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  10. le nostre infanzie sono state così vive per molte di noi, così vere e semplici...leggendo il post mi rivedevo nei giochi in balcone con mia cugina, nei viaggi in macchina (noi avevamo una lancia prisma blu e prima la 127 bianca) chilometrici con mio padre che guidava dall'alba e io e mia sorella che dormivamo sul sedile posteriore...incrociate!tanti ricordi, piccole avventure che sanno di felicità, che hanno davvero il sapore dell'essere bambini...custoditi e protetti dalla nostra famiglia.
    grazie per aver condiviso questi magici pensieri con noi

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  11. E' un post pieno di delicatezza. Mi riconosco in molte delle descrizioni che fai della tua infanzia. E' così importante avere dentro ricordi così semplici e al tempo stesso speciali.
    Un forte abbraccio.

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  12. Mi hai fatto ricordare tante cose: noi eravamo in 4 (gli altri erano 3 maschi) e nel, seppure enorme alloggio in cui vivevamo, facevamo un tale casino!! Ricordo che riuscivamo addirittura a sciare nel corridoio!!!
    Io ho ancora entrambi i genitori, e mi hai fatto pensare che non li ringrazio abbastanza per l'infanzia felice che mi hanno dato. Lo farò più spesso.
    ciao

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  13. Mi hai toccato il cuore.

    Buona Pasqua Ciami

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